Il bon ton nautico: l’uso delle bandiere
Se l’abito ci dice chi è il monaco, per la barca la bandiera ci dice chi è il marinaio, o capitano della stessa. Spesso, forse anche troppo, si incrociano barche che hanno decisamente uno “stile” nautico poco consono se non del tutto irrispettoso delle regole. Infatti, la bandiera non è solo un vezzo patriottico, il che può anche andar bene, ma identifica di fatto il paese al quale appartiene la barca.
Questo ovviamente implica tutta una serie di legami tra barca e paese, come ad esempio quello territoriale, le sue leggi e norme navali da rispettare. Per questo è molto importante che la bandiera nazionale sia ben visibile e in buone condizioni. Fa parte del linguaggio come forma di comunicazione tra barche e la banchina, una sorta di riconoscimento a prima vista. Tuttavia, quella nazionale non è l’unica che deve essere issata, ce ne sono alcune altre che fanno riferimento al Codice internazionale dei segnali nautici.
Le regole rispettate da un buon marinaio
La bandiera nazionale, ovvero quella che indica il paese dove la barca è stata immatricolata, è buona regola mantenerla in ordine, ben esposta a poppa e soprattutto che non sia scolorita o peggio fatta a brandelli, come non di raro capita di vedere. Questa dovrebbe essere esposta fin dal mattino a partire dalle ore 8, al tramonto quando in porto, ovviamente sempre esposta in navigazione.
È tradizione poi, ma sempre nelle regole del bon ton, che quando si issa o si ammaina, la bandiera non deve mai toccare la coperta. Quando invece si incrocia una nave militare, la regola vuole che si ammaini lentamente fino a metà altezza, lasciandola in questo status fino a quando la nave non ha esposto la sua, per poi riportarla velocemente in posizione. Superata la nave si potrà issare fino a riportarla in posizione.
Le altre bandiere
Oltre la bandiera nazionale ce ne sono altre di cui tenere conto, come quella di cortesia, il vessillo del paese estero delle acque in cui si sta navigando. Questa va issata sotto la crocetta al lato di dritta della barca a vela. Inoltre, in alcuni paesi dove le politiche autonomiste sono forti, ad esempio la Corsica, è auspicabile issare la bandiera corsa e a seguire quella francese, come una sorta di gerarchia locale.
La bandiera gialla corrisponde alla lettera Q del codice internazionale dei segnali, ed è quella della libera pratica; va issata a sinistra sotto la crocetta della barca a vela quando ci si appresta ad entrare in acque nazionali di un paese extracomunitario. Il suo messaggio indica alle autorità che la barca si sta dirigendo verso il porto più vicino dove sarà possibile esplicare le pratiche doganali. In altri tempi questo segnale era anche una sorta di dichiarazione che l’equipaggio era in buone condizioni di salute e quindi chiedeva il permesso di dirigere verso l’ormeggio di un porto straniero.
Le bandiere contribuiscono all’identità immediata della barca, del suo equipaggio e dell’intenzione di navigazione. Oggi queste regole di bon ton non vengono prese con la dovuta considerazione, comunque un buon marinaio le mette in pratica, perché chi ama il mare ne è rispettoso e ne segue anche la filosofia!